Anna, l’inferno in una bottiglia di Martins Longhin Bre Edizioni
Siamo a metà degli anni ‘50 e Stella è una giovane ragazza, solare ed aperta, piena di sogni e di speranze. Soprattutto, come ogni ragazza della sua età sogna il principe azzurro e una famiglia felice. Il suo sogno sembra realizzarsi quando incontra Toni, un bel ragazzo bruno che le fa battere forte il cuore.
Purtroppo, già durante il fidanzamento Toni rivela il suo carattere irascibile, la sua gelosia e la sua propensione a bere, ma Stella è convinta che i suoi scatti d’ira siano comunque dovuti a lei: una camicetta troppo attillata, uno sguardo non dovuto, una parola di troppo… Quando resta incinta spera che Toni cambierà, ma l’arrivo di una bambina, Anna, anziché il tanto atteso figlio maschio, non migliora affatto le cose. Stella continua a sopportare violenze e vessazioni convinta che senza Toni non riuscirebbe a sopravvivere e convinta di non poter togliere un padre ai propri figli.
Stella è sempre pronta a giustificare Toni, mentre coloro che le sono accanto: i familiari, i vicini di casa persino i medici che curano le sue ferite si mostrano omertosi al limite dell’impossibile. E, poi, Stella teme il giudizio della gente subito pronta a giudicare le azioni di una donna. In tutta questa storia, Stella non è l’unica vittima ma lo sono anche i suoi figli, costretti ad assistere alle violenze del padre sulla loro madre senza capire e senza poter fare niente, se non nascondersi sotto le coperte fino alla fine delle sfuriate del genitore. La vita va avanti e ritroviamo Anna, adolescente agli inizi degli anni ’70. E’ ricoverata in ospedale per curare una brutta bronchite e una mattina mamma Stella non si presenta per la consueta visita alla figlia…
L’autrice ci racconta una storia vera, piena di angoscia e drammaticità perché non si possono fare sconti quando c’è di mezzo la violenza brutale e gratuita contro persone indifese, come donne e bambini- E perché queste storie devono servire a svegliare le coscienze in quanto, se le vittime non riescono a uscire fuori da sole dalle situazioni di soggezione in cui si trovano, almeno chi sta loro intorno possa avere il coraggio e l’appoggio necessario per intervenire. Senza dimenticare il drammatico destino dei figli di donne vittime di violenza.
Ho letto questa storia con il cuore in gola, sperando fino alla fine che Stella potesse trovare la forza e il sostegno necessario per reagire, ma quello che resta è solo l’amaro in bocca per delle vite innocenti infrante da chi dovrebbe invece difenderle e per una società che non appare ancora oggi in grado di reagire efficacemente.
Grazie Martina Longhin per aver dato voce ad Anna e a Stella e a tutte le donne che, come loro, restano inascoltate.
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