Resisti, cuore - l'arte di essere mortali - di Alessandro D'Avenia
TRAMA
Odissea: è il titolo
del poema epico forse più noto e amato della nostra civiltà ed è anche il
termine a cui si ricorre per definire un’esperienza travagliata e, in taluni
casi, la vita tout court. Perché soltanto al titolo di quest’opera concediamo
di essere sinonimo di vita? Ulisse è un eroe nuovo: avrebbe la possibilità di
diventare immortale rimanendo con la bellissima Calipso, ma vuole tornare a
Itaca da Penelope e Telemaco, e compiere il proprio destino mortale,
paradossale destino di gioia. Proprio perdendo tutto, persino la propria
identità, da re a mendicante, rinasce grazie a chi lo sa riconoscere e amare.
Se Achille è l’eroe che sovrasta il mondo, Ulisse ne è invece sovrastato. Il
suo multiforme ingegno scaturisce dalla necessità di difendersi dai colpi della
storia. La sua è una vicenda di resistenza, che culmina nei dieci anni
necessari per tornare a casa, dopo i dieci trascorsi a combattere una guerra
non sua: a quanti è accaduto qualcosa di simile? E quanto abbiamo sofferto, quanti
compagni abbiamo perduto, quante volte abbiamo fatto naufragio, prima di capire
che l’unica cura per l’invincibile nostalgia di futuro che ci affliggeva era
tornare nella nostra Itaca, non quella del passato ma quella ancora da fare
rimanendo fedeli al nostro destino?
Alessandro D’Avenia ripercorre i ventiquattro canti del poema come
un’arte di vivere, e lo fa risplendere di tutta la sua luce. Ci accompagna
attraverso l’opera come studioso di Lettere classiche che l’ha eletta a suo
principale ambito d’interesse, come insegnante che da anni ne promuove la
lettura integrale ad alta voce, come intellettuale abilissimo nell’interpretare
lo spirito del tempo. E nel raccontarci le peripezie di Ulisse vi ritrova la
propria esperienza personale e il percorso di ogni uomo verso il proprio
originale compimento esistenziale.
Se abbiamo perso la gioia della nostra odissea, rileggere l’Odissea è
il modo migliore per “fare ritorno”. Allora resistere non è rimanere fermi, ma
ri-esistere: nascere. Questa è l’arte di essere mortali.
RECENSIONE
a cura di Angela
In “Resisti, cuore” Alessandro D’Avenia intreccia
il racconto dell'Odissea di Ulisse, un viaggio raccontato come metafora di
vita, integrandola con racconti della sua vita ed esperienze personali, cioè
con la sua “odissea”.
Attraverso il racconto del ritorno di Ulisse a Itaca, D’Avenia invita i
lettori a dialogare con il proprio cuore ed affrontare le difficoltà, il dolore
e la paura. Per comprendere quanto questo sia un messaggio importante per
l’autore, basta sapere che il titolo stesso del libro proviene dal canto XX
dell’Odissea in cui Ulisse esorta il proprio cuore a resistere e non cedere
all’ira e all’impazienza di vendicarsi, quando travestito da mendicante assiste
ad uno dei banchetti dei Proci durante il quale offendono Telemaco.
-... è “al cuore” che si fa sempre ritorno. Itaca sei
tu, cuore.-
L’autore ritiene l’Odissea un “libro-madre” cioè in grado di accogliere,
proteggere e ispirare, proprio come una madre fa con i propri figli.
- L’Odissea diventa un manuale dell’arte
di maturare, cioè di non essere nè acerbi nè marci, ma frutti buoni, da
raccolto: colto non è chi sa molto, ma chi ha raggiunto la propria maturità e
può essere quindi raccolto e nutrire altri.-
Il libro ripercorre i 24 canti dell’Odissea
soffermandosi molto sull’aspetto interiore del viaggio e delle scelte che
prende Ulisse e considerando il ritorno ad Itaca non solo come ritorno in un
luogo fisico ma intendendo anche il ricongiungimento con gli affetti, con la
sua felicità e con se stesso.
Nel libro ci si riferisce all’eroe greco con il nome latino perché,
secondo l’autore, distacca il personaggio dal destino scritto nel suo nome
greco, destino che “lo costringerà a una guerra di dieci anni e a un’erranza di
altri dieci”.
D’Avenia dedica molto spazio anche ai personaggi femminili,
valorizzando particolarmente le figure di Penelope e di Nausicaa comparando la
prima ad Ulisse e la seconda a Telemaco.
-Nausicaa è la versione femminile di Telemaco.-
-... questi due ragazzi hanno in comune: incarnare il
loro destino nascente.-
-Ciò che a Ulisse è accaduto in mare, a Penelope è
accaduto a terra. Naufraghi entrambi, ciascuno nel suo viaggio natale, si
salvano a vicenda.-
-... Ulisse diventa Itaca grazie a Penelope, e
viceversa.-
Nel libro è presente anche un costante paragone tra Achille e Ulisse,
il primo considerato un eroe che cerca di essere immortale e il secondo un eroe
che cerca di essere mortale. Paragone che viene sottolineato nelle volte in cui
Ulisse rifiuta l’immortalità.
Nel viaggio di Ulisse l’autore individua tappe simboliche che
rispecchiano momenti di smarrimento e di consapevolezza, invitando il lettore a
riconoscere nel mito la propria storia.
Nel libro, soprattutto nella parte iniziale sono presenti numerosi
approfondimenti etimologici che arricchiscono l’opera ma, che come anche i
numerosi riferimenti alla vita dell’autore, interrompono il flusso narrativo.
Come punti comuni con l’altro libro di Alessandro D’Avenia che ho letto
(L’appello) ho individuato la ricerca di sé stessi, e il sottolineare
l’importanza del non arrendersi, ma resistere, davanti alle difficoltà.
-Più che temere che la mia vita abbia
fine, temo che non abbia inizio. Non ho paura di morire, a questo tutti siamo
obbligati, ma di non vivere.-
Del libro ho apprezzato particolarmente l’attenzione che
ha dedicato a personaggi come Telemaco e Penelope; mentre non ho apprezzato la
ripetitività di alcuni concetti e che l’aspetto autobiografico sia, secondo me,
troppo presente.
L’obiettivo sembra quello di parlare della vita, di argomenti come il dolore, la paura e la resilienza invitando i lettori alla ricerca di sé stessi attraverso un classico da lui ritenuto sempre attuale.
Grazie per il tuo prezioso contributo al blog!
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